Storia

Palazzo Ducale di Venezia: 13 curiosità che (forse) non sapevi

Il Palazzo Ducale di Venezia è la seconda attrazione più visitata di Venezia dopo la Basilica di San Marco , e una delle più celebri al mondo. Oltre alle opere d’arte più famose, i 2 milioni di visitatori hanno tanto altro da scoprire su questo luogo incantevole unico nel suo genere.

Ecco quali sono i segreti e le curiosità del Palazzo dei Dogi di Venezia.

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Fatti e curiosità sul Palazzo Ducale di Venezia

In facciata ci sono due colonne di colore rosa

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Guarda bene la foto qui sopra. Se osservi con attenzione, noterai che la nona e la decima colonna della facciata principale di Palazzo Ducale sono di colore rosa, e non bianche come tutte le altre. Ma come mai?

In circolazione troverai diverse storie e leggende, ma la più quotata è quella che sostiene che era proprio dallo spazio tra le due colonne rosa di Palazzo Ducale che il Doge di Venezia si affacciava per annunciare le condanne a morte, e il patibolo era posto proprio a quell’altezza, guardando la Torre dell’Orologio in modo che i condannati potessero vedere l’ora della propria morte.

Il colore rosa voleva dunque richiamare il sangue del condannato.

È stato devastato da diversi incendi (e poi ricostruito)

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San Nicola da Tolentino spegne un incendio al Palazzo Ducale di Venezia (Matthias Stom)

Nel 1483, un devastante incendio dilagò nel lato del Palazzo affacciato sul canale, includendo gli appartamenti del Doge. In questo periodo, Antonio Rizzo introdusse all’interno dell’edificio gli elementi del nuovo stile rinascimentale. I lavori di restauro e ricostruzione si conclusero nel 1510, quando il maestro Pietro Lombardo prese il posto di Rizzo. Questo nuovo architetto diede avvio al progetto della facciata e alla costruzione della scalinata del Gigante nel cortile interno.

In quegli stessi anni, Jacopo Sansovino realizzò due imponenti statue marmoree raffiguranti Marte e Nettuno, poste sulla cima della scalinata del Gigante. Nel 1574, un ulteriore incendio scoppiò, causando danni principalmente agli arredi in legno, senza infliggere gravi danni strutturali.

Tuttavia, l’anno 1577 portò con sé un’altra sciagura: un incendio distruttivo colpì la Sala dello Scrutinio e la Sala del Gran Consiglio, causando la perdita di capolavori artistici di maestri come Gentile da Fabriano, Pisanello, Alvise Vivarini, Carpaccio, Bellini, Pordenone e Tiziano.

Nonostante le avversità, nel 1580 fu possibile restaurare l’area alle sue caratteristiche originali, preservando così l’integrità e la bellezza intrinseca del Palazzo Ducale.

C’è una sala chiamata “Stanza del Tormento”

La Camera del Tormento, un luogo che ispirava timore nei cuori degli imputati, rappresentava un’atmosfera di terrore e oppressione.

Prima del loro turno di interrogatorio, i prigionieri venivano costretti ad attendere nell’oscurità più totale. Mentre erano immersi nel buio, il fragore di grida dolorose risuonava nell’aria, anche se quelle urla erano in realtà simulate da attori retribuiti, un trucco volto ad amplificare l’angoscia che si respirava.

Era in questo angusto ambiente che si consumavano gli interrogatori. Durante queste sessioni, i criminali venivano sottoposti a una procedura estremamente dolorosa: legati dietro la schiena, venivano tirati per le braccia mediante una corda. Questa posizione innaturalmente contorta trasmetteva sensazioni di tormento e sofferenza intensa. L’obiettivo di tale tortura era ottenere una confessione riguardo al presunto crimine commesso dal prigioniero.

La pratica del tormento continuava implacabile finché il prigioniero non cedeva alla pressione, confessando il reato nel tentativo di porre fine a un dolore insostenibile.

Questo scorcio oscuro della storia del Palazzo Ducale testimonia dei metodi crudeli utilizzati nell’interrogatorio e nel sistema di giustizia dell’epoca, offrendo un quadro struggente delle difficoltà affrontate dai detenuti di quel periodo.

La Camera del Tormento è visitabile durante il Tour degli Itinerari Segreti di Palazzo Ducale di Venezia.

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Il Doge viveva in una stanza piuttosto piccola

Fino al XVII secolo, le stanze destinate alla residenza del Doge erano caratterizzate da dimensioni relativamente ridotte, spesso inferiori a quelle a cui il Doge era abituato nella sua vita privata.

Questo scelta era intenzionale, mirata a ridimensionare la “grandezza” del Doge e sottolineare il primato della Repubblica di Venezia rispetto al suo ruolo individuale.

Le stanze erano concepite per trasmettere il messaggio che il Doge dovesse prioritariamente servire la Repubblica di Venezia, mettendo il bene collettivo al di sopra delle sue esigenze personali. Questa disposizione architettonica era un richiamo costante al suo dovere di leadership e responsabilità verso lo stato.

All’insediamento di un nuovo Doge, era consuetudine che portasse con sé i propri mobili e oggetti personali dalla sua residenza privata. Questi elementi personali definivano la sua dimensione privata all’interno di uno scenario istituzionale.

Alla morte del Doge, tali arredi venivano rimossi dai suoi parenti più stretti, preparando il terreno per il successore a portare con sé i propri oggetti personali e creare un ambiente su misura per il suo regno.

Questa pratica non solo sottolineava l’importanza dell’individualità all’interno di un contesto politico collettivo, ma anche la transizione continua di leadership all’interno dell’istituzione del Doge e la perpetuazione della Repubblica di Venezia attraverso i secoli.

Ha tante “imitazioni” nel mondo

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Hertford Bridge, Oxford (Regno Unito)

Sono numerosi gli edifici che hanno cercato di emulare lo stile architettonico del Palazzo Ducale, soprattutto nel Regno Unito. Tra gli esempi più significativi figurano il Wedgwood Institute a Burslem, la Templeton’s Carpet Factory a Glasgow, il Wool Exchange a Bradford e la Scottish National Portrait Gallery a Edimburgo.

Questi edifici, ispirandosi all’estetica e all’eleganza dell’architettura veneziana, hanno cercato di catturare l’essenza del Palazzo Ducale e la sua importanza storico-culturale. Attraverso dettagli architettonici e motivi decorativi, hanno dato vita a una riflessione del maestoso palazzo veneziano in contesti geografici e culturali diversi.

Anche il famosissimo Ponte dei Sospiri è stato imitato nel mondo: troviamo infatti due esempi di imitazione a Cambridge e Oxford, nel Regno Unito e uno a Lima, in Perù.

La leggenda del Ponte degli Innamorati a Venezia

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Nonostante il Ponte dei Sospiri sia stato originariamente associato alla triste funzione di passaggio per i detenuti diretti ai loro luoghi di prigionia, a Venezia una leggenda lo ha trasformato in un simbolo del romanticismo.

Secondo questa leggenda, se due innamorati si scambiano un bacio sotto il ponte mentre il campanile di San Marco suona le sue campane, conquisteranno l’amore eterno. Questo ha reso il Ponte dei Sospiri il luogo per eccellenza dei cuori innamorati, attratti da questa promessa romantica.

Molti turisti fotografano e visitano questo pittoresco angolo di Venezia a bordo delle tradizionali gondole, cercando di catturare l’atmosfera magica e romantica del ponte.

La sua fama come “ponte degli innamorati” lo ha persino reso protagonista in film a tema romantico come “Il Ponte dei Sospiri” diretto da Mario Bonnard e “A Little Romance” con Laurence Olivier e Diane Lane.

Se anche tu desideri simboleggiare l’amore eterno con il tuo partner, puoi prenotare un giro privato in gondola sotto il Ponte dei Sospiri. Sarà un’esperienza romantica che ti permetterà di immergerti nell’aura romantica di questa leggenda veneziana.

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La sala del Maggior Consiglio è immensa

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Sala del Maggior Consiglio, Palazzo Ducale Venezia

La famosa sala del Maggior Consiglio, con i suoi 53 metri di lunghezza per 25 di larghezza, poteva contenere più di 2.000 persone e occupa quasi tutta l’ala del palazzo posta verso il bacino di San Marco.

Queste incredibili dimensioni la rendono a buon diritto la sala più grande del Palazzo dei Dogi di Venezia.

Circondata da straordinarie opere d’arte, questa sala fungeva da luogo di delibera del Senato. In questo spazio si raggiungevano accordi su questioni finanziarie e altre questioni di interesse pubblico, tra cui le sentenze relative ai prigionieri.

Tra le opere d’arte eccezionali presenti nel Palazzo Ducale, una che potrai ammirare in questa stanza è “Il Paradiso” di Tintoretto. Questo dipinto rappresenta uno dei più grandi esempi di pittura ad olio su tela nella storia. Raffigura una visione paradisiaca in terra, e si narra che il suo scopo fosse quello di influenzare il consiglio nelle sue decisioni cruciali.

L’opera, con la sua grandiosità e la potenza visiva, doveva essere un mezzo per guidare il consiglio nella presa di decisioni ponderate e appropriate. L’imponenza del dipinto serviva come richiamo costante alla responsabilità e all’importanza delle scelte prese in questa sala, sottolineando l’interconnessione tra l’arte e il processo decisionale politico all’interno del Palazzo Ducale.

Nella sala del Maggior Consiglio c’è il dipinto di un traditore

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Marino Faliero e il drappo nero (Tintoretto)

Sotto al soffitto della Sala del Maggior Consiglio, trovi un fregio realizzato da Tintoretto che presenta i ritratti dei primi settantasei dogi di Venezia, dal 804 al 1556. In questa rappresentazione, ciascun doge tiene in mano un cartiglio su cui sono illustrate le opere più rilevanti svolte durante il suo dogado.

Tra i ritratti, puoi notare uno che si distingue per il suo drappo nero: si tratta di Marino Faliero, il doge che nel 1355 intraprese un tentativo di colpo di stato e subì la condanna a morte per decapitazione.

Il drappo reca l’iscrizione “HIC EST LOCUS MARINI FALETRO DECAPITATI PRO CRIMINUS” (questo è il luogo di Marino Faliero decapitato per i crimini commessi).

Questa parte del fregio rende omaggio a un momento oscuro e significativo della storia veneziana, sottolineando l’importanza di ricordare anche gli eventi meno gloriosi come parte integrante del percorso storico di Venezia. La presenza di Marino Faliero tra i dogi rappresentati, con il suo drappo nero e l’iscrizione, offre un’istantanea visiva di un episodio che ha segnato profondamente la storia della città.

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C’era un Doge cieco

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Enrico Dandolo, Doge di Venezia (Domenico Tintoretto)

È interessante notare come alcune dinamiche storiche possano riflettersi nelle politiche moderne di una città come Venezia. Enrico Dandolo, uno dei dogi, che aveva anche il particolare tratto di essere cieco, governò durante un periodo di significativo cambiamento e decisioni cruciali.

La decisione di Dandolo di espellere gli stranieri che risiedevano a Venezia da meno di 2 anni, ma di permettere a coloro che erano stati nella città per più tempo di rimanere, potrebbe essere stata motivata da vari fattori.

Questo atto potrebbe essere stato un tentativo di stabilizzare la popolazione, evitando flussi troppo rapidi di immigrati che avrebbero potuto mettere a dura prova le risorse della città. O potrebbe essere stata una strategia per incentivare la stabilità economica, poiché coloro che risiedevano a Venezia da più tempo potrebbero aver avuto un impatto economico più positivo sulla comunità.

Nel contesto attuale, le politiche veneziane volte a gestire l’afflusso turistico attraverso misure come la tassa per l’ingresso in città potrebbero derivare da una logica simile. Il governo può essere motivato a regolare il turismo per bilanciare l’impatto economico e sociale dei visitatori, cercando di garantire che il flusso turistico porti benefici sostenibili e duraturi alla città anziché unicamente impatti temporanei o negativi.

La storia offre spesso spunti interessanti per comprendere le sfide e le scelte che le città affrontano nel presente, e il caso di Venezia è un esempio di come le decisioni storiche possano ancora risuonare nei dibattiti e nelle politiche attuali.

Era stato costruito per avere la funzione di fortezza (e non di Palazzo)

Il Palazzo Ducale, inizialmente non destinato ad essere la dimora dei Dogi né la sede del governo, ha visto la luce tra il X e l’XI secolo come un centro fortificato. Questa fortezza presentava una torre principale e altre torri posizionate agli angoli, incarnando così l’essenza dell’architettura gotica veneziana.

Successivamente, nel XII secolo, il doge Sebastiano Ziani trasformò questo forte in un raffinato palazzo. Nel corso degli anni, i sovrani successivi estesero ulteriormente la struttura, configurando ciò che oggi conosciamo come il Palazzo Ducale.

Le diverse sezioni del palazzo vennero adibite a svariati scopi: uffici pubblici, aule di tribunale, prigioni, residenza del Doge, scuderie, arsenale e altre strutture. Ogni parte racconta una storia unica della vita e del governo in questa straordinaria sede, testimoniando la complessità e l’importanza della sua funzione nel tessuto storico di Venezia.

Ogni altorilievo su colonne e capitelli racconta una storia

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Il Palazzo Ducale è splendidamente ornato con colonne e capitelli che narravano storie e allegorie, pensate per essere apprezzate appieno dalla popolazione dell’epoca. Questi rilievi scolpiti potevano essere considerati una sorta di poema epico visuale, in cui uomini, donne, animali, piante, segni zodiacali, miti, simboli, vizi e virtù prendevano vita attraverso l’arte.

In un’epoca in cui l’alfabetizzazione era prerogativa delle classi più elevate, la rappresentazione visiva delle storie si rivelava il modo più efficace per comunicare idee potenti al vasto pubblico. Le complesse narrazioni scolpite nei dettagli delle colonne e dei capitelli divenivano una sorta di linguaggio condiviso, attraverso il quale le persone potevano accedere a saghe ed emblemi culturali senza bisogno di leggere.

Alcuni esempi?

Senza dubbio, il più celebre tra essi è il raffigurativo “Noè ubriaco“, opera di Filippo Calendario.

Ebbrezza di Noè
Noè ubriaco (Filippo Calendario)

In questo rilievo è rappresentato il momento dell’ebbrezza di Noè, un episodio biblico che narra come uno dei figli di Noè, incappato nel vedere suo padre ubriaco, nudo e disordinato, non esitò a divulgarne l’indecoroso stato ai suoi fratelli.

Questa mancanza di rispetto verso il padre fu poi risolta dai suoi altri figli, che corsero a coprirlo con un mantello, girandosi per evitare di vedere la sua nudità. Il messaggio sotteso è quello di richiamare chi è investito del potere giudicante all’importanza di temperare la severità con la misericordia.

Un altro altorilievo molto rappresentativo raffigura il “Giudizio di Salomone“.

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Giudizio di Salomone, Palazzo Ducale di Venezia

Questo episodio biblico narra la storia di due prostitute che vivevano insieme e avevano ciascuna un neonato; uno dei bambini muore. Le due donne si presentano dunque davanti al re Salomone, ognuna reclamando la maternità del bambino sopravvissuto.

Il re, di fronte a questa situazione, decide di risolvere la questione ordinando di portare una spada per dividere il bambino in due parti. La madre naturale del bambino, colpita dalla prospettiva di vedere il proprio figlio mutilato, supplica il re di dare il bambino all’altra donna, rivelando la sua vera maternità. La seconda donna, che aveva accettato di dividere il bambino, si svela così come colei che non possiede l’attaccamento materno autentico.

Questi altorilievi raccontano storie legate a decisioni giuste e sagge, incanalando concetti di equità e discernimento che sono stati incarnati nel corso della storia e sono ancora rilevanti nell’odierna comprensione della giustizia.

Casanova riuscì ad evadere dalle prigioni del Palazzo Ducale

Giacomo Casanova (Francesco Narici)

Nel luglio del 1755, il famoso avventuriero e dongiovanni Giacomo Casanova, all’età di trent’anni, viene arrestato e rinchiuso nel carcere dei Piombi, situato nel sottotetto di Palazzo Ducale a Venezia. Descritto come un uomo alto e atletico, dotato di una voce calda e profonda, Casanova è abile nel gioco d’azzardo e nei salotti. Egli è un ateo, anticonformista e libero pensatore, oltre ad essere un abile avventuriero con grandi risorse.

I Piombi erano stanze esigue completamente rivestite in legno. La cella di Casanova, sopra la Sala dei tre inquisitori di stato, aveva un soffitto basso che lo obbligava a stare curvo e presentava una grossa trave che oscurava il lucernaio, impedendo l’uso di lumi a causa del timore di incendi. Le celle erano estremamente fredde in inverno e caldissime in estate, con un tetto di piombo che contribuiva a queste condizioni estreme.

Casanova condivideva la sua cella con topi e pulci, e sebbene l’arredamento fosse spartano, gli era permesso portare dei mobili dalla sua casa, tra cui una poltrona e dei libri per trascorrere il tempo. La sua cella era situata proprio sopra la Sala dei tre inquisitori di stato, chiamati il Rosso e i Neri, che erano responsabili delle decisioni giudiziarie. Casanova, che aveva l’obiettivo di fuggire fin dall’inizio, inizia a scavare un buco nel pavimento di legno per calarsi nella sala degli inquisitori.

Quando il suo scavo è quasi completo, viene trasferito in una cella più comoda. Qui incontra padre Balbi, un altro detenuto, e insieme pianificano la fuga dai tetti. Casanova nasconde uno spuntone di ferro all’interno di una Bibbia e, con un ingegnoso stratagemma, riesce a farlo consegnare a padre Balbi tramite un carceriere.

Dopo otto giorni, entrambi sono riusciti a praticare fori per la fuga e, nella notte del primo novembre, evadono. Dopo alcune difficoltà, Casanova riesce ad affacciarsi ad una finestra, venendo scambiato per un magistrato e aiutato a fuggire. Raggiunge Mestre e poi Bolzano, narrando la sua audace fuga dai Piombi del Palazzo Ducale di Venezia nei salotti di tutta Europa per anni a venire.

Il Palazzo Ducale è stato riprodotto nel videogioco Assassin’s Creed II

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Il videogioco Assassin’s Creed II è ambientato in Italia al tempo del Rinascimento, fra le città di Venezia, Roma, Firenze e altri centri minori della Toscana.

Una delle location più importanti è proprio il Palazzo dei Dogi, in cui il protagonista deve riuscire ad accedere nella sequenza numero 8.

Per farlo, dovrà scalare la facciata dell’edificio, camminare su pilastri, saltare e salire sulle grandi finestre.

All’interno del videogioco è possibile anche entrare nella stanza in cui il Doge Mocenigo giocava a scacchi con Carlo (è ancora possibile vedere la scacchiera presente all’interno della sala).

Curiosità su Venezia: conclusioni

Eccoci giunti al termine di questo articolo sulle curiosità su Piazza San Marco di Venezia e sul Palazzo dei Dogi.

Se desideri ammirare le prigioni da cui è fuggito Casanova, il Ponte degli Innamorati, gli appartamenti del Doge e la facciata da cui si arrampica il protagonista del videogioco Assassin’s Creed, puoi prenotare una visita guidata del Palazzo cliccando qui.

Se invece hai dubbi, domande, o altre curiosità del Palazzo Ducale da suggerirmi, lascia un commento qui sotto e sarò felice di risponderti.

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