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Le Prigioni di Palazzo Ducale di Venezia

Sei curioso di scoprire le carceri di Palazzo Ducale di Venezia? Vuoi sapere come si svolgevano i processi, dove vivevano i detenuti e come visitare le prigioni?

Sei capitato nel posto giusto. Sono Paolo di Palazzoducalevenezia.com, e in questo articolo ti parlerò delle prigioni del Palazzo dei Dogi.

Scoprirai cosa sono i Pozzi e i Piombi, come si svolgevano i processi, come venivano trattati i detenuti e dove venivano rinchiusi, e scoprirai come fare per acquistare un ticket di ingresso alle prigioni.

Prima di iniziare l’articolo, una breve premessa; se desideri visitare le prigioni di Palazzo Ducale Venezia, hai due opzioni:

  1. Acquistare il ticket per l’ingresso al Palazzo Ducale: ossia il biglietto d’accesso al Palazzo Ducale, che ti permette di accedere al Palazzo, visitare tutte le stanze e dare uno sguardo alle carceri;
  2. Acquistare il ticket per il tour degli Itinerari Segreti di Palazzo Ducale: questo biglietto ti permette di scoprire, insieme ad una guida turistica, tutto il Palazzo Ducale e dare uno sguardo molto approfondito alle stanze più nascoste e alle prigioni di Venezia.

Se sei interessato a scoprire la storia del Palazzo e a dare uno sguardo approfondito alle prigioni, ti consiglio di acquistare l’ingresso per gli Itinerari Segreti, se invece desideri effettuare una visita sommaria alle carceri e hai poco tempo a disposizione per la tua visita, puoi optare per il biglietto standard. In entrambi i casi, comunque, ti consiglio di acquistare il ticket online, per evitare le lunghe code che potrebbero formarsi in biglietteria.

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Visita al Palazzo Ducale e Prigioni Venezia: biglietti per gli Itinerari Segreti del Ducale

Acquista online. Scegli l’orario che preferisci. Visita il Palazzo Ducale di Venezia, il Ponte dei Sospiri, le carceri e molto altro. Puoi annullare gratis fino al giorno precedente alla visita.

Bene, dopo questa premessa, siamo pronti per iniziare il nostro viaggio all’interno delle carceri del Palazzo dei Dogi di Venezia. Sei pronto? Iniziamo!

Il Palazzo delle Prigioni di Venezia

L’interno di Palazzo Ducale ospitava molti luoghi di detenzione, concentrati soprattutto al piano terreno in spazi angusti che dovevano accentuare la pena dei prigionieri.

Dopo la costruzione delle Prigioni sopravvissero soltanto due aree a scopo carcerario:

  • i Pozzi, vicini al canale, umidi, bui, malsani, con volte tanto basse da non consentire l’assunzione di una postura eretta;
  • i Piombi, situati nel sottotetto, che prendono il nome dal metallo delle lastre di copertura, in cui la temperatura raggiungeva valori estremi, freddissimi in inverno e afosi durante l’estate.

Sei curioso di conoscere come si svolgeva la vita dei detenuti durante la severa Repubblica di Venezia ?Iniziamo!

La giustizia Veneziana

All’interno del Palazzo Ducale di Venezia veniva amministrata la giustizia e si svolgevano tutti i procedimenti giudiziari, civili e penali. La giustizia Veneziana era molto severa, e i processi potevano avere inizio anche a seguito di denunce anonime imbucate in apposite bocche di leone in marmo, delle vere e proprie cassette postali.

I casi giudiziari venivano analizzati e discussi nell’austera Sala della Cancelleria Superiore (ubicata in corrispondenza dell’Atrio quadrato e del vano della scala d’Oro). Questa sala era posta in un luogo non facilmente raggiungibile del Palazzo, e visitabile attraverso il percorso degli itinerari segreti.

Sulle pareti del salone trovavano spazio gli armadi che custodivano gli atti pubblici e segreti delle magistrature veneziane, tra cui gli archivi segreti del Consiglio dei Dieci, un organo molto temuto a Venezia insieme alla magistratura.

Vicino alla sala della Cancelleria era collocata la stanza della tortura, chiamata anche “Camera del tormento“, interamente rivestita in legno e dal soffitto molto alto. La tecnica più diffusa per estorcere confessioni ai carcerati era il “metodo della corda“, ai detenuti venivano legate le mani e lentamente tirati su fino a ritrovarsi appesi nel vuoto. Intorno alla sala corre una balconata, le prigioni affacciavano proprio su di essa affinché i detenuti potessero ascoltare le urla di tormento dei torturati, così da ammettere subito la loro colpevolezza.

Altrettanto tremenda era la cosiddetta “tortura della goccia“, per mezzo del quale il detenuto veniva immobilizzato su una sedia per ore e ore, mentre una goccia gelida cadeva sulla sua fronte senza che potesse riposare o dormire, fino a farlo arrivare alla pazzia.

La tortura, a ogni modo, a Venezia fu sempre praticata in forma blanda e venne progressivamente abbandonata a partire dal Seicento.

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Le prigioni di Palazzo Ducale di Venezia

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Una volta giudicati e ritenuti colpevoli i detenuti venivano accompagnati alle prigioni.

Se si trattava di delitti minori, questi venivano scontati nelle prigioni di quartiere, ossia dei diversi Sestrieri di Venezia.

Ognuno aveva il suo, anche a seconda della tipologia di reato, per esempio ai debitori spettavano le prigioni di San Marco, collocate alle Mercerie, mentre ai nemici di guerra spettavano i Gabioni di Teranova, sulla riva degli Schiavoni.

I reati più gravi invece venivano scontati all’interno di Palazzo Ducale con collocazioni differenti a seconda dei reati e dell’estrazione sociale del malcapitato: al piano fondi del Palazzo trovavano spazio i Pozzi in cui venivano rinchiusi gli autori dei delitti più gravi, i Piombi posti nel sottotetto spettavano ai detenuti di riguardo o a chi aveva commesso delitti non gravi, mentre dal XVI secolo vennero costruite le Prigioni nuove, al di là di Rio di Palazzo.

I Pozzi

Pozzi erano un gruppo di 18 celle dette anche “orbe” o “forti” divise in due piani.

La struttura, posta al piano fondi del Palazzo, era concentrica con le celle posizionate al centro e un corridoio perimetrale attraverso cui i custodi controllavano i detenuti e distribuivano loro le razioni di cibo. Questa disposizione faceva si che i detenuti non potessero mai godere della luce solare, se non attraverso qualche finestra quadrata posta sul corridoio.

Le celle erano piccolissime e i solai talmente bassi da impedire la postura eretta. Al loro interno un solo asse a mo’ di letto, una mensola e il bugliolo.

Le condizioni disumane in cui venivano costretti i carcerati erano inevitabilmente causa di pazzia, malattie e morte per i disgraziati che vi venivano “sepolti” e i cui miasmi si percepivano perfino nel cortile al di fuori dell’edificio.

Unica nota positiva: la temperatura costante degli interni, foderati in legno, che per lo meno li isolava sia dal freddo che dal caldo.

All’interno delle celle è ancora possibile osservare le incisioni e i graffiti delle persone che vi furono rinchiuse, talvolta anche vere è proprie opere d’arte. Un esempio è quello delle pareti della cella X, in cui a seguito di un restauro furono ritrovati dei graffiti cinquecenteschi incisi a chiodo raffiguranti la Vergine col Bambino attorniata dai Santi Rocco, Sebastiano e Benedetto, mentre su quella opposta il Cristo in croce con San Rocco che reca in mano una campanella affiancato da due maiali.

L’opera appartiene alla mano di Riccardo Perucolo, giovane pittore di affreschi di Conegliano. Alla metà del Cinquecento fu rinchiuso dall’Inquisizione accusato di eresia luterana. Terrorizzato dalle torture e dalle condizioni disumane delle celle, confessò subito il suo reato e fu presto liberato.

Tuttavia, nonostante avesse continuato a vivere fingendo di aderire alla fede romana, fu scoperto vent’anni dopo e condannato al rogo nel 1568.

I Piombi

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Attraversando una serie di stretti anditi si arriva alle prigioni superiori, dette Piombi (il nome deriva dal metallo da cui sono formate le lastre di copertura poste sopra le tavole di larice del sottotetto).

I piombi erano un gruppo di sei – sette celle in cui venivano alloggiati gli accusati in attesa di giudizio del Consiglio dei Dieci o degli Inquisitori di Stato.

Come per i Pozzi la struttura era concentrica, con un corridoio perimetrale e le celle poste al centro.

Questa vota però gli spazi erano illuminati da luci artificiali e anche dalla luce naturale che proveniva dalle finestre del tetto, poste perfettamente in asse con quelle delle celle.

I carcerati dei Piombi godevano di alcuni privilegi, potevano infatti farsi recapitare cibo e oggetti dall’esterno, e potevano disporre di una piccola somma di denaro con cui potevano chiedere ai custodi alcune commissioni. Era presente anche una piccola infermeria.

Il più famoso detenuto ospitato in queste celle fu sicuramente lo scrittore libertino Giacomo Casanova, incarcerato per sospette attività di spionaggio, che praticando un foro nel soffitto con l’aiuto di un complice, raggiunse il tetto e riuscì, passando attraverso un abbaino, a raggiungere l’Atrio quadrato e scappare dopo essere stato scambiato per un visitatore sperduto del Palazzo. L’eroica avventura venne poi narrata nel suo libro “La mia fuga dai Piombi“, pubblicato nel 1788.

Altri personaggi illustri rinchiusi un quelle celle furono Daniele ManinNicolò Tommaseo e Paolo Antonio Foscarini.

Le Prigioni Nuove

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Le carceri all’interno del Palazzo si rivelarono presto insufficienti a ospitare il numero sempre più crescente di detenuti, senza contare le pessime condizioni dei carcerati al loro interno.

Il sovraffollamento, il rischio di incendi per i fuochi accesi nel tentativo di scaldarsi e i cattivi odori provenienti dalle celle, che arrivavano oramai fino al cortile, costrinsero la Repubblica a trovare una soluzione, costruendo delle Nuove Prigioni a fianco del Palazzo.

Le Prigioni erano raggiungibili attraverso il Ponte dei Sospiri, in questo modo dopo essere stati processati all’interno di Palazzo Ducale, i detenuti potevano raggiungere direttamente le carceri senza dover essere condotti all’esterno.

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Si trattò di uno dei primi edifici in Europa nato e pensato per essere un luogo di detenzione, progettato da Antonio Rusconi nel 1563 e ultimato da Antonio da Ponte.

Il nuovo edificio, ampio e dalle parvenze massicce e severe, poteva contenere fino a 400 detenuti e doveva garantire ai carcerati degli spazi più salubri, dotati di illuminazione e aerazione naturali.

La struttura è a due piani, completamente isolata sui quattro lati e dotata di un ampio cortile interno. Ogni finestra presenta robuste inferriate per evitare la fuga dei detenuti.

La facciata principale sulla Riva degli Schiavoni è costituita nella fascia basamentale da un portico in pietra d’Istria di sette arcate di ordine gigante con pilastri quadrangolari. Il secondo piano presenta delle alte e snelle aperture con timpani arcuati e triangolari intervallate da semicolonne doriche, in asse con le arcate sottostanti.

Il piano è coronato in sommità da un cornicione a mensole.

La facciata posta di fronte al Palazzo Ducale, sul Rio di Palazzo, presenta tre ordini di aperture piccole e quadrate, le linee di fuga delle fasce delle pareti bugnate in pietra d’Istria enfatizzano la prospettiva verso il Ponte della Canonica.

All’interno, insieme alle celle di detenzione, trovava spazio la sala della Magistratura dei Signori della Notte al Criminal. Questo organo era costituito da sei membri, uno per ogni sestriere di Venezia, con la mansione di sorveglianza e istituzione dei processi.

Il loro nome derivava dalla iniziale mansione di sorveglianza su tutto quanto accadeva in città durante la notte. I membri si riunivano anche all’interno della sala della tortura di Palazzo Ducale per assistere agli interrogatori.

Le Prigioni Nuove resteranno in funzione fino al 1919, sopravvivendo alla Repubblica di Venezia, alle dominazioni francese e austriaca e in parte anche al Regno d’Italia.

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Domande frequenti

Come vedere le prigioni di Venezia?

Puoi visitare le prigioni del Palazzo Ducale di Venezia acquistando i biglietti “Itinerari segreti di Palazzo Ducale“.

La visita ha inizio con una piccola scala in discesa che dalla Sala del Magistrato alle Leggi conduce in uno dei due stretti corridoi del Ponte dei Sospiri. Il percorso ti condurrà nelle stanze in cui, nei secoli della Repubblica di Venezia, si svolgevano le attività legate all’amministrazione dello Stato e all’esercizio del potere e della giustizia.

In quali sale veniva amministrata la giustizia all’interno del Palazzo Ducale di Venezia?

All’interno del Palazzo veniva amministrata la giustizia e si svolgevano tutti i procedimenti giudiziari, civili e penali, le diverse magistrature avevano sede in alcune sale del Palazzo Ducale, ecco un elenco delle più importanti:

  • Sala degli Inquisitori: questo ufficio, sorto nell’anno 1539, giudicava i delitti che attentavano alla sicurezza della Repubblica, i rapporti illeciti con gli emissari esteri, le maldicenze sul governo e le colpe politiche. Il soffitto della sala ospita le decorazioni del Tintoretto, che evocano i principi che i giudici dovevano rispettare per emettere le loro sentenze: La Fede, La Giustizia, La Legge e La Concordia, mentre al centro dell’ottagono è dipinto il ritorno del figliol prodigo, a rappresentare il fine delle deliberazioni degli inquisitori.
  • Sala dei tre Capi: In questa sala sedevano i tre presidenti del Consiglio dei Dieci, che per un mese rivestivano la carica e avevano il compito di ascoltare gli accusati indagando sulla veridicità dei fatti, portare i processi di fronte all’assemblea e informare i decemviri e la Signoria sui provvedimenti di maggior urgenza. All’interno della sala sono presenti le tele di Giambattista Zelotti: La Virtù libera il Tempo, La verità e l’innocenza dal Male e dall’invidia, e quelle monocrome di Giambattista Ponchino: La Giustizia vince la Ribellione e La fede prevale sull’eresia. Infine la tela di Paolo Veronese La Virtù sconfigge il male e nemesi trionfa sul peccato.
  • Sala della Quarantia Civil Vecchia: la Quarantia era il massimo organo di appello dello Stato veneziano. Originariamente era un unico organismo formato da quaranta membri dotati di ampi poteri, politici e legislativi. Successivamente le quarantie divennero tre: Quarantia Criminal (per le sentenze nell’ambito che oggi chiameremmo penale), Quarantia Civil Vecchia (per le cause civili in territorio veneziano), Quarantia Civil Nuova (per cause civili in terraferma). 
  • Sale della Quarantia Criminale e dei Cuoi: Più antica rispetto a quella Civile, la Quarantia Criminale deteneva il potere giudiziario deliberando in grado d’appello su casi di ambito penale; era retta da tre capi che componevano, insieme al doge e ai suoi consiglieri, la Serenissima Signoria. Gli arredi e i decori sono stati completamente asportati dopo la caduta della Repubblica, fatta eccezione per gli stalli lignei seicenteschi.
  • Sala del Magistrato alle Leggi: All’interno di questa sala svolgevano le loro mansioni i tre conservatori ed esecutori delle leggi e ordini degli uffici di San Marco e di Rialto, il loro compito era quello di vigilare sul rispetto delle leggi inerenti l’avvocatura, e arbitrare nelle cause tra parenti di grado stretto nelle cause testamentali. Qui si riuniva anche il Collegio dei venti Savi del corpo dei Quaranta, il cui ruolo, a cui competevano le controversie che riguardavano somme di poca rilevanza. Le pareti ospitano opere significative dell’arte fiamminga, tra cui l’Inferno firmato dal monogrammista J.S., il Cristo deriso di Metsys e due trittici firmati di Hieronymus Bosch, prima custoditi nella sala dei Tre Capi del Consiglio dei Dieci, il Trittico dei santi eremiti e il Trittico di Santa Giulia.
  • Sala dei Censori: qui si riuniva la magistratura, composta da due membri, il cui compito era quello di vigilare sulla correttezza delle votazioni, sui salari dei servitori, le scommesse, i reati compiuti dai gondolieri e i reati compiuti dai vetrai.
  • Sala degli Avogadori di Comun: questa magistratura vigilava sui reati riguardanti i beni del Comune e giudicava le cause tra il fisco e i privati. Aveva anche facoltà di opporsi alle deliberazioni del Maggior Consiglio, del Senato e del Consiglio dei Dieci (alle cui riunioni doveva sempre presenziare almeno un avogadore).
  • Sala dello scrigno: in questa sala gli avogadori tenevano il registro di tutte le famiglie patrizie veneziane, il cosiddetto “Libro d’Oro’, in cui venivano annotate le unioni coniugali e le nascite, così da vigilare sulle regolarità e legittimità dell’ingresso dei giovani nobili nel Maggior Consiglio. Esisteva anche un elenco simile, chiamato “Libro d’Argento” per i cittadini denominati originari, una classe sociale che godeva di particolari privilegi, come quelli d commerciare con l’estero e ricoprire ruoli di amministrazione pubblica.
  • Sala dei Provveditori alla Milizia da Mar: questo ufficio si occupava dell’armamento delle galee della flotta veneziana e assoldava i marinai. Le corporazioni dei mestieri di Venezia e delle città suddite erano tenute a fornire un certo numero di marinai, in seguito al pagamento di una tassa destinata a tale scopo.
  • Sala della cancelleria inferiore: qui si riuniva il collegio dei notai, oggi la sala è occupata dal bookshop.
  • Sala della Bolla Ducale: era la sala in cui il bollador apponeva la Bolla ducale di nulla osta a tutte le pratiche, dando loro validità.

Prigioni del Palazzo dei Dogi: conclusioni

Eccoci alla fine di questo articolo sulle prigioni dell’antica Repubblica Veneziana, in cui abbiamo scoperto insieme cosa sono i Piombi e i Pozzi, come venivano trattati i carcerati, dove venivano rinchiusi e come hanno fatto, in alcuni, a scappare.

Se hai delle domande e desideri ulteriori approfondimenti non esitare a lasciare un commento qui sotto.

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Visita al Palazzo Ducale e Prigioni Venezia: biglietti per gli Itinerari Segreti del Ducale

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