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Sala del Maggior Consiglio: Storia, Dipinti e Descrizione Completa

Vuoi visitare il Palazzo Ducale di Venezia? Allora non potrai fare a meno di ammirare la sala del Maggior Consiglio, la più importante e maestosa dell’edificio.

In questo articolo troverai la storia con gli eventi salienti che hanno interessato questo ambiente, con cenni storici relativi all’architettura e ai dipinti e le altre opere che lo caratterizzano.

Ti parlerò inoltre dell’ordinamento governativo della Repubblica di Venezia, che promulgava le sue leggi all’interno di questa sala e della famosa Serrata del Maggior Consiglio, evento che ha influenzato lo sviluppo della sala e di tutto il Palazzo dei Dogi.

Prima di iniziare, una breve premessa: se hai intenzione di visitare il Palazzo Ducale di Venezia, la sala del Maggior Consiglio e tutti gli altri ambienti, è fortemente consigliato acquistare il biglietto online, a causa della lunga coda che potrebbe formarsi in biglietteria. Acquistando il ticket in anticipo, potrai accedere al Palazzo saltando la fila.

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Sala del Maggior Consiglio Venezia: storia

L’ala del Palazzo Ducale affacciata sul bacino di San Marco è occupata pressoché interamente dalla sala del Maggior Consiglio, l’ambiente che ospitava le sedute del consesso plenario della Repubblica.

Il doge sedeva al centro del tribunale insieme ai suoi consiglieri, circondato dai tre capi del Consiglio dei Dieci e dalla Quarantia Criminale, dagli avogadori di Comun e dai censori, mentre i patrizi si disponevano sugli scranni laterali sul perimetro dell’aula e sui doppi banchi affiancati disposti in nove file.

Nel 1297, a seguito della Serrata del Maggio Consiglio, l’assemblea delegò progressivamente la gestione del governo a nuove magistrature, così da garantire una migliore amministrazione della cosa pubblica. L’adunanza mantenne comunque fino al 1797 la suprema autorità nei confronti del potere legislativo e riservò sempre il diritto di eleggere i membri dei numerosissimi uffici.

La costruzione della fabbrica attuale risale al 1340, e ha attraversato tre diverse fasi di ricostruzione e abbellimenti:

  • La prima risale ai principi del XV Secolo ed è testimoniata dai resti di decorazioni tra cui i resti dell’affresco del Guariento con L’incoronazione della vergine, mentre a causa dell’umidità sono oggi perdute le figurazioni eseguite da Gentile da Fabriano, Pisanello e Antonio Veneziano.
  • A seguito della compromissione degli apparati decorativi tra il 1474 e il 1564 fu necessario il rinnovamento delle pitture, l’impresa vide come protagonisti Alvise Vivarini, Gentile e Giovanni Bellini, Carpaccio, Tiziano, Pordenone, Tintoretto, Veronese. Purtroppo i meravigliosi cicli pittorici si persero nel devastante incendio che colpì il Palazzo Ducale nel 1577.
  • A seguito dell’incendio, nonostante la proposta di abbattere le rovine fumanti del Palazzo per costruire un edificio moderno, si decise per la sua conservazione e il restauro della sua struttura trecentesca secondo il progetto di Giovanni Antonio Rusconi. A distanza di tre anni il Consiglio tornò a insediarsi nella sala, che inizialmente si presentava spoglia di decorazioni, queste infatti furono completate solo all’inizio del XVII secolo. Alla decorazione della sala, presero parte Paolo Veronese, Tintoretto, Jacopo Palma il Giovane, Francesco Bassano, Andrea Vicentino e Gerolamo Gambarato. I disegni preparatori furono realizzati dal monaco fiorentino Gerolamo de Bardi e dallo storico veneziano Francesco Sansovino.

L’architettura della Sala del Maggior Consiglio

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La sala ha dimensioni enormi, 53 metri di lunghezza per 25 di larghezza, poteva contenere più di 2.000 persone e occupa quasi tutta l’ala del palazzo posta verso il bacino di San Marco.

Il soffitto ligneo è completamente coperto d’oro e tele dipinte, la sua struttura è composta da un sistema di travi e tralicci che permettono alla pesante copertura di reggere senza l’ausilio di colonne.

L’invenzione di questo particolare soffitto a intagli è merito di Cristoforo Sorte, che fece così in modo che l’ambiente si presentasse come un enorme spazio libero,  aumentando la superficie a disposizione per ospitare la celebrazione del mito di Venezia, raffigurata al centro della copertura.

Per immaginarti quella che doveva essere la sala nel 1600 ti consiglio di osservare il dipinto “L’interno della Sala del Maggior Consiglio, Palazzo Ducale, Venezia, con i patrizi che votano su un bollettino per l’elezione dei nuovi magistrati ” di Joseph Heinz Il Giovane del XVII Secolo.

L’opera mostra una riunione di quelle che si tenevano ogni domenica pomeriggio, al suono della campana di San Marco. I patrizi della città, vestiti di nero si riunivano e votavano i provvedimenti con le loro balotte. Al centro sedeva il doge e sopra di lui il dipinto del Paradiso.

Sala del Maggior Consiglio: dipinti

Alla decorazione della sala, a seguito dell’incendio che ne devastò gli interni nel 1577, presero parte Paolo Veronese, Tintoretto, Jacopo Palma il Giovane, Francesco Bassano, Andrea Vicentino, Carlo e Gabriele Caliari, Paolo Fiammingo, Federico Zuccari, Giulio dal Moro, Jean Le Clerc, Antonio Aliense e Gerolamo Gambarato.

Questi artisti fecero di questo ambiente un vero e proprio compendio della pittura veneziana del tardo cinquecento.

I disegni preparatori furono realizzati dal monaco fiorentino Gerolamo de Bardi, coadiuvato da due patrizi esperti di pittura e storia. Al progetto iconografico partecipò anche lo storico veneziano Francesco Sansovino. Il programma venne anche pubblicato sotto forma di testo descrittivo nel 1587.

Alle pareti sono presenti grandi tele, la modalità rappresentativa più usata a Venezia, date le condizioni di umidità che non permettevano la conservazione dell’affresco.

Le tele ritraggono episodi della storia Veneziana come “La Quarta Crociata del 1202, posta sul lato verso il bacino e “La Pace di Venezia“, il tema di riferimento è quello dei rapporti della città con il papato e il Sacro Romano Impero.

Pace di Venezia (1177): Alessandro III, il Barbarossa e il doge si incontrano in Ancona

Le tele che ornano la copertura della sala raffigurano gesta e virtù di valorosi cittadini veneziani, mentre al centro si trova una glorificazione allegorica della Repubblica ad opera del Veronese, il “Trionfo di Venezia, incoronata dalla Vittoria“, posta sulla parete del tribunale.

Apoteosi di Venezia – Paolo Veronese

L’opera raffigura Venezia incoronata e circondata da Onore, Pace e Felicità al cospetto di tutta la società veneziana, dalla nobiltà fino al popolo, sorvegliato da guardie a cavallo. Venezia è così rappresentata come protettrice delle arti dei deboli e della pace ed ispirata dalle più grandi virtù. La prospettiva della possente architettura rappresentata è concepita come uno scenario teatrale dinamico e luminoso.

Verso il cortile sono collocate le tele di dodici episodi riguardanti le “Vicende di Alessandro III e Federico Barbarossa“, questi dipinti rappresentano un’abile manipolazione della storia a fini propagandistici a legittimare alcuni attributi della dignità dogale.

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Il Barbarossa bacia il piede al Papa – Federico Zuccari

Al di sotto del soffitto è presente un fregio del Tintoretto che reca i ritratti dei primi settantasei dogi di Venezia (dall’anno 804 al 1556), ogni doge tiene in mano un cartiglio su cui sono rappresentate le opere più significative del suo dogado.

Noterai che uno dei dogi è rappresentato con un drappo nero: si tratta di Marino Faliero, il doge che nel 1355 tentò un colpo di stato e venne condannato alla decapitazione, il drappo reca infatti la scritta “HIC EST LOCUS MARINI FALETRO DECAPITATI PRO CRIMINUS ” (questo è il posto di Marino Falier decapitato per i crimini commessi).

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Marino Faliero e il drappo nero – Tintoretto

In fondo alla sala si trova il colossale dipinto del “Il Paradiso” realizzato tra il 1588 e il 1592 da Jacopo Tintoretto. La tela è composta da più tele cucite ed è popolata da una moltitudine di figure di Santi e Angeli, la visione, nonostante rappresenti il paradiso, è inaspettatamente caotica e affollata, quasi cupa.

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Il Paradiso – Jacopo Tintoretto

Questa modalità rappresentativa è caratteristica dell’arte del Tintoretto, che amava trasmettere nelle sue opere un senso di pathos e drammaticità, contrapponendo i colori chiari e scuri.

Il dipinto vede come protagonisti centrali Gesù e Maria, una luce al di sotto di loro scende, è lo spirito santo che cade esattamente sul timpano del trono su cui sedeva il doge.

Il tema non è solo religioso ma è anche l’allegoria del Buon Governo, la luce è l’essenza divina che entra  nella figura del doge, investito di una missione celeste, che gli permette di prendere sempre la decisione più giusta.

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Domande frequenti

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Dove si trova la sala del Maggior Consiglio?

La sala del Maggior Consiglio è collocata nel Palazzo Ducale di Venezia, nell’ala che affaccia verso il bacino di San Marco. Il salone fa parte del percorso di visita degli interni del palazzo.

Quanto è grande la sala del Maggior Consiglio?

La sala del Gran Consiglio del Palazzo Ducale di Venezia è lunga 52.70 metri, larga 24.66 e alta 11.50, per un totale di 1.250 metri quadrati di superficie. Queste incredibili dimensioni la rendono a buon diritto la sala più grande del Palazzo dei Dogi di Venezia.

Come erano disposti banchi e sedute all’interno della Camera del Maggior Consiglio?

I banchi erano disposti in file parallele, nel senso della lunghezza della sala, ogni fila aveva banchi su entrambi i lati, quindi a destra e a sinistra. I patrizi sedevano sulle file al centro e contro il muro, mentre il doge era seduto al centro, sotto al dipinto del paradiso, affiancato dai consiglieri, i tre capi del Consiglio dei Dieci, la Quarantia Criminale, gli avogadori e i censori.

Per maggiori informazioni, puoi dare un’occhiata al dipinto di Francesco Guardi (Il Doge di Venezia ringrazia il Maggior Consiglio).

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Cosa fu la Serrata del Maggior Consiglio?

Nell’anno 1297, sotto il doge Pietro Gardenigo venne approvata la riforma detta “Serrata del Maggior Consiglio“, con cui si rese ereditaria la carica di membro del maggior consiglio, la massima istituzione della Repubblica a cui competeva l’elezione del doge. La riforma precluse alle classi popolari l’accesso al governo e fissò anche il numero di senatori a 586 membri, poi aumentato a 1212 nel 1340.

Com’era organizzato il governo nella Repubblica di Venezia?

L’ordinamento Repubblicano di Venezia prevedeva che l’intera classe nobiliare partecipasse alla gestione del potere, i membri del governo venivano designati attraverso un macchinoso sistema di votazioni e contumacie.

Le famiglie del patriziato lagunare si dividevano in quattro classi: la prima classe era quella delle cosiddette “case vecchie” ed era la più antica, seguivano le “case nuove ” comparse dopo l’anno 800, le “case nuovissime ” inserite dal 1380 e infine le casate che comprarono i titoli nobiliari dopo le guerre di Candia e Morea tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII.

L’organo più importante era il Maggior Consiglio, equiparabile al nostro parlamento, a cui spettava la funzione legislativa. Ogni domenica mattina nella sala omonima vi si tenevano le riunioni, a cui presenziava sempre il doge. I componenti erano numerosi, 400 nei primi secoli del Ducato fino a 1200 con la serrata del Maggior Consiglio.

A seguito di questa riforma la carica di membro dell’assemblea divenne ereditaria, vi si entrava a far parte dall’età di venticinque anni (o di venti nel caso in cui si venisse estratti a sorte nel giorno di San Barnaba).

I requisiti obbligatori erano l’essere nati da famiglia patrizia da legittimo matrimonio e non essere già stati avviati alla carriera ecclesiastica.

Il Maggior Consiglio governava la città attraverso una serie di commissioni e magistrature, tra le principali vi erano il Senato, il Consiglio dei Dieci, i Savi di Terraferma e di Mare e i Provveditori.

Come venivano eletti i membri del Maggior Consiglio?

Le elezioni avvenivano all’interno della sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale ed erano molto laboriose.

Una volta deceduto il doge in carica, il Consiglio si riuniva e incaricava il suo consigliere più giovane di convocare un ragazzino di età compresa tra gli otto e i dieci anni. Il compito del bambino era quello di estrarre a sorte da un’urna i nomi di trenta consiglieri (che non dovevano avere alcun rapporto di parentela con l’interessato).

Nel frattempo nell’urna erano state inserite delle sfere metalliche, le cosiddette “balotte” (termine da cui deriva la parola ballottaggio), tante quanti i membri del consiglio sotto i trent’anni.

All’interno di trenta di esse veniva inserito un cartiglio con la parola “lector”. Le trenta balotte erano d’oro, mentre le restanti in argento.

Estratti i trenta consiglieri dal ragazzo, chiamato “ballottino”, si eseguiva così un nuovo sorteggio e si individuavano nove persone a cui spettava il compito di sceglierne altre quaranta, poi con un’ulteriore estrazione i nominati venivano ridotti a dodici.

I dodici votavano così venticinque patrizi, portati a nove tramite sorteggio.

I nove membri ne designavano poi quarantacinque, tra i quali ne venivano estratti undici.

Gli undici avrebbero poi estratto a sorte i quarantuno a cui sarebbe spettata l’elezione del doge.

L’elezione definitiva avveniva dopo la messa nella Basilica di San Marco, successivamente gli incaricati si riunivano nella sala apposita e scrivevano i nominativi su schede segrete, giurando di votare secondo coscienza.

Una volta eletto il doge al ballottino veniva conferito l’incarico di suo notaio personale.

Questo sistema davvero complicatissimo, che ricorda una lotteria, evitava il pericolo di imbrogli.

Quali dipinti sono contenuti nella sala del Gran Consiglio?

La sala custodisce numerosi dipinti che ne fanno un meraviglioso compendio di quella che era la pittura veneziana del tardo Cinquecento, tra queste si citano:

  • Incoronazione della Vergine; Guariento
  • Trionfo di Venezia; Paolo Veronese
  • Il doge Nicolò da Ponte, al cospetto di Venezia, riceve l’omaggio degli ambasciatori delle città sottomesse; Jacopo Tintoretto
  • Il Paradiso; Jacopo e Domenico Tintoretto
  • Venezia incoronata dalla Vittoria accoglie le province soggette; Jacopo da Palma il Giovane
  • Ritratto del doge Andrea Dandolo; Tintoretto
  • La presa di Smirne; Paolo Veronese
  • La difesa di Scrutari; Paolo Veronese
  • La battaglia di Casalmaggiore; Francesco Bassano
  • La battaglia di Polesella; Francesco Bassano
  • La battaglia di Riva; bottega di Tintoretto
  • La battaglia di Argenta; bottega di Tintoretto
  • La difesa di Brescia; bottega di Tintoretto
  • La battaglia di Gallipoli; bottega di Tintoretto
  • La battaglia di Maclodio; Francesco Bassano
  • La battaglia di Cadore; Francesco Bassano
  • La vittoria di Cremona; Jacopo Palma
  • Andrea Gritti riconquista Padova; Jacopo Palma
  • Papa Alessandro III consegna la spada al doge Sebastiano Ziani; Francesco Bassano
  • La conquista di Zara; Andrea Vicentino
  • La presa di Costantinopoli; Domenico Tintoretto
  • La vittoria sui genovesi a Chioggia; Carlo e Gabriele Caliari

Conclusioni

Eccoci giunti al termine di questa passeggiata all’interno della sala del Maggior consiglio di Venezia, dove ti ho parlato della sua storia, dell’architettura e delle opere più celebri custodite al suo interno.

Se hai ulteriori domande non esitare a scrivermi, mentre se vuoi ammirare coi tuoi occhi questa straordinaria sala in prima persona, prenota una visita all’interno di Palazzo Ducale di Venezia.

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